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INTERVISTE | Giulia, Organizzatrice WTA125 Roma (ATV TENNIS OPEN)

Giulia, Organizzatrice WTA125 ROMA (ATV TENNIS OPEN)

Dal 13 al 20 luglio 2025 si è disputato per il primo anno a Roma il WTA125 al circolo Antico Tiro a Volo (ATV per i soci, A-TI-VU).

Ho avuto modo di intervistare Giulia Doneddu: braccio destro dell'organizzazione e centro operativo dell'evento. È la persona chiave che durante — ma anche prima e dopo — la manifestazione coordina staff, driver e raccattapalle, gestisce le richieste delle giocatrici, della WTA e dei giudici. Senza di lei difficilmente questo evento sarebbe diventato il fiore all'occhiello tennistico della capitale italiana.

Il livello raggiunto è notevole: l'ATV Tennis Open non ha nulla da invidiare ai più blasonati WTA250. Giulia rappresenta anche un'ottima memoria storica del circolo, essendo figlia di soci dell'ATV che frequenta da molti anni. Un'occasione perfetta per comprendere meglio come si organizza un evento di questo tipo.

Ingresso del circolo Antico Tiro a Volo.

Un po’ di storia


Il WTA125 è alla sua 15esima edizione, con la prima disputata nel lontano 2005 e vinta dall'azzurra Romina Oprandi. Al tempo era un ITF W10 con montepremi da 10.000$, il livello più basso del circuito.

La vera svolta è iniziata dal 2015 con una rinnovata gestione. La crescita è stata costante e programmata: da ITF W25 (25.000$) dieci anni fa, a W50 nel 2016, W60 nel 2017. Dal 2018 si è aggiunta l'ospitalità per i partecipanti (solitamente a proprie spese), poi W75 nel 2024 e infine WTA125 quest'anno.

Nota tecnica: Le sigle W10, W25, W50 indicano sia la categoria sia i punti che si porta a casa la vincitrice. Grossomodo corrispondono anche al montepremi complessivo in migliaia di dollari. Un ITF W75, ad esempio, mette in palio 75 punti ranking per la vincitrice e circa 75.000$ di prize money totale.

Come mi ha spiegato Giulia durante le nostre quattro chiacchiere — come direbbe il buon vecchio Monty — la vera costruzione e continuità sono avvenute nell'ultimo decennio. L'obiettivo è sempre stato migliorare e investire per scalare le categorie, creando una settimana memorabile per le tenniste partecipanti. Questo lavoro incessante ha portato all'approdo nel circuito WTA125.

I due campi dove si disputano i match WTA.

Inizio intervista

Per semplicità le domande sono in grassetto, le risposte in corsivo.

Come dicevamo, l’ATV Tennis Open è un torneo che c’è da tanti anni, sul balcone che da sui campi c’è una parete che funge da albo d’oro con le foto di tutte le giocatrici vincitrici delle edizioni passate. So che non è semplice e scontato avere questa longevità, secondo te qual è l’anima di questo torneo?

Secondo me sono i ragazzi che lavorano. Perché se un evento del genere poi alla fine funziona è sicuramente per lo staff. Tanti dei ragazzi comunque lavorano a questo torneo da diverse edizioni, le mie ragazze soprattutto. Primo fra tutti sicuramente è il dottor Centro, che è il nostro consigliere allo sport ed è quello che poi nella realtà lavora con me tutto l’anno per l’organizzazione di questa manifestazione, oltre al presidente [Giorgio Averni] che chiaramente ci mette in condizione di poterlo fare.

Mi hai anticipato un’altra domanda che a questo punto tocchiamo subito. Tanti del team hanno fatto più edizioni, quindi iniziano e dopo rimangono. Quanto è importante avere un team affiatato?

Importantissimo. Se non hai un team di ragazzi che ti segue poi alla fine rischi di perderti qualcosa. Io organizzo riunioni già da qualche mese prima, soprattutto per i nuovi, chi subentra. Poi è chiaro che qualcuno di loro, crescendo, nel tempo inizia a lavorare e quindi magari ci abbandona ma loro finché possono tornano.
Continuano a tornare e quindi per me è una grande soddisfazione, vuol dire che loro stanno bene e vuol dire che si lavora bene perché chiaramente se li faccio tornare è perché lavorano bene e devo dire che è una cosa fondamentale.



Per approfondire il discorso che dicevi, quanto prima inizia la preparazione di tutto il team? Non tanto del torneo, che hai detto [a microfoni spenti] quasi un anno…

Allora, del team comincio a chiedere conferme sulle presenze già verso gennaio in modo tale da avere chiaro intanto chi mi conferma. Chiaramente do sempre la precedenza a chi ha già lavorato, quindi una volta avute le conferme di chi già c’era vedo di studiare le integrazioni, cerchiamo tanto di coinvolgere i figli dei soci per quanto possibile quando ne hanno voglia perché comunque li aiuta a vivere il loro circolo anche sotto un aspetto diverso…



Sì, anche come ricordo, una volta cresciuti, secondo me è figo…

Ed è una cosa che è valsa per me, quindi cerco un po’ di applicare quello che è valso per me. Io sono figlia di socio, quindi…

Eh sì, se sei qua in questa posizione adesso vuol dire che ha funzionato!
Allora appunto, dato che sei una bella memoria storica del torneo, ti volevo chiedere se ti ricordi l’edizione più difficile che hai organizzato, ma anche a cui avevi solo partecipato.
E se sì, cosa è successo?

Forse, quella più difficile è stata quella prima del covid, quando abbiamo cominciato a cambiare un po’ il registro, diciamo 2019. In quell’anno è cambiata tutta la parte del consiglio direttivo, la presidenza e abbiamo iniziato a salire un po’ di livello come ITF.

Nel senso, da che era un torneo un po’ più, non voglio dire blando perché non sarebbe giusto, però magari meno attento su determinati aspetti, l’abbiamo cercato di formalizzare un po’ di più, quindi con una maggiore attenzione anche su dettagli più piccoli, ad esempio delle squadre in campo che lavorassero in maniera più professionale, sempre anche in previsione di una possibile crescita nel futuro.

Anche quando abbiamo inserito l’ospitalità, e tutto quello che ne deriva, è stato difficile.

Ma appunto, l’anno del covid (2020), dato che il torneo si disputa a luglio ed il circuito era già ripartito con il WTA di Palermo, voi avete saltato un’edizione?


Sì, per forza di cose. C’era troppa incertezza, c’erano troppi dubbi.

Si beh effettivamente con il fatto che si inizia ad organizzarlo 7-9 mesi prima…
Quanta gente sta dietro al torneo in totale? In complesso.

Allora… come staff, ragazzi e tutto siamo circa 25. In più ci sta chiaramente tutto il supporto di quello che è lo staff del circolo, quindi gli addetti alle pulizie, la portineria, la sicurezza e così via. In tutto arriviamo, secondo me, a più di 30 persone coinvolte.

Ti faccio un domanda che non mi ero segnato e che mi è venuta in mente ora, del discorso scommettitori. Qua ci dovrebbe essere una figura preposta a controllare queste persone? Ci sono? Non sono necessarie? Avete mai avuto episodi spiacevoli?

Allora in passato c’è stato qualche episodio e noi, le hostess principalmente, o i ragazzi della portineria e gli addetti al parcheggio e sugli spalti esterni hanno proprio il compito di controllare, di guardare e di vedere. Appunto, sanno che le persone non devono stare fisse al telefono, se notano qualcuno in atteggiamenti strani devono chiaramente andare a interromperli, ci sono gli avvisi messi. Qua [nella parte laterale ai campi, non dove ci sono le tribune esterne] è meno problematico perché essendo una zona di accesso esclusivamente sociale il problema magari non si pone.
Però no, bisogna fare questo controllo, te lo chiedono già in ITF e in WTA è ancora più stringente.

È mai successo che si dovesse far allontanare qualcuno?

Sisi, che qualcuno fosse allontanato è capitato. Sono facilmente riconoscibili.

Primo anno come WTA 125, cosa cambia davvero sul campo e dietro le quinte rispetto agli ITF?

Sicuramente ci sono tante cose che in ITF sono raccomandate e invece diventano proprio obbligatorie a livello WTA, quindi molto più controllo magari nella parte del mangiare. Fino ad adesso non mi era mai capitato di dover mandare effettivamente il menù con le alternative proposte, piuttosto che i metodi di cottura.
Comunque quasi tutto deve passare in approvazione per la WTA.
Per esempio quest’anno abbiamo avuto la possibilità di regalare ad ogni giocatrice due sedute di crioterapia, ed ho dovuto chiedere alla WTA se poteva andare bene, loro mi hanno detto di si ma che dovevano passare per il medico.

C’è molto più controllo, molta più attenzione.
 Partendo chiaramente da una buona base a livello proprio organizzativo, quindi di gestione, manutenzione campi eccetera non ci è cambiato tantissimo perché già appunto cercavamo di tenere un livello molto alto, però le luci di cui stavamo parlando prima [N.d.R. hanno dovuto adeguare le luci dei campi per i match in notturna agli standard WTA] ed altre cose, insomma ci sono molte regole che devono essere rispettate in maniera molto più ferrea.

È chiaramente più impegnativo, anche dal punto di vista puramente economico, ovviamente. Però è stato più faticoso capire quelle che potevano essere le cose su cui bisognava necessariamente operare in una determinata maniera, però devo dire che dal punto di vista puramente operativo la differenza non è stata tantissima. Anche perché appunto la base era già di un buon livello, almeno da quello che ci era stato detto quando poi abbiamo chiesto le approvazioni e abbiamo fatto la richiesta.

L’unico limite forse un po’ che abbiamo avuto e sul quale abbiamo dovuto lavorare mettendo a disposizione degli spazi che prima non mettevamo a disposizione sono appunto le aree, le zone, le palestre e abbiamo cercato insomma delle alternative che potessero essere valide.

E poi, dalle giocatrici sì, ma venite valutati anche dalla WTA a fine torneo?

Sisi, ma questo succedeva già in ITF. Alla fine di ogni torneo comunque c’è un report che normalmente fa il supervisor.
 Ti lasciano il report, ovviamente anche per eventuali consigli per il prossimo anno. Quindi quest’anno a maggior ragione lo attenzioneremo ancora di più perché chiaramente avremo qualche cosa su cui dover lavorare.

Ultima domanda: immagina il torneo tra 3 anni. Cosa speri sia cambiato e cosa invece deve restare, secondo te, così com’è?

Beh chiaramente la speranza è quella di riuscire a salire sempre di più, quindi a livello proprio di categorie se ci sarà la possibilità.
 Quello che invece assolutamente deve restare è secondo me la parte umana, quindi il valorizzare le persone e metterci sempre il cuore. Cioè non farla diventare semplicemente una macchina commerciale perché il rischio, soprattutto poi salendo di categoria, è quello che diventi puramente un’operazione commerciale. Li poi vai a perdere secondo me, perché la differenza poi alla fine la fanno sempre le persone.

Perfetto, abbiamo finito. Grazie mille!

Grazie a te!

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Lorenzo