🎾📡 - Vol. 2

03.05.25 | A MODO LORO

A MODO LORO

Buon sabato e bentornato su Tennis Radar.

Andiamo subito al sodo: sette giorni fa c’erano cinque italiani in gara a Madrid e io avevo preventivato vincessero solo due di loro (Berrettini e Musetti), ma Arnaldi ha sorpreso tutti e ha battuto Djokovic, che avevo al fantatennis…

La mia intera squadra è stata eliminata entro la prima settimana di torneo, tranne Ruud che domani si gioca la finale contro Draper ma le chance di vittoria - mie e forse anche di Casper - sono decisamente basse.

Speriamo di fare meglio nella città eterna, tocca dare una svolta alla stagione.


Prima di parlare di Roma però facciamo un recap di quello che è successo in settimana:

Lunedì 28 aprile la Spagna (e non solo) si è spenta, e noi abbiamo imparato una nuova parola: apagón.

Purcell, giocatore australiano, vincitore di un paio di slam di doppio, è stato sospeso per 18 mesi per un paio di infusioni di vitamine che andavano ben oltre i limiti consentiti.
Nick Kyrgios, che tra l’altro dice che potrebbe tornare per il Roland Garros (ci crediamo?), lo difende e dice che è tutta una pagliacciata. Boh.

Nicolas Mahut, a 43 anni, ha annunciato il ritiro, che avverrà probabilmente al 1000 di Parigi in autunno.
I risultati maggiori li ha ottenuti in doppio: 5 slam, 2 ATP Finals, 7 1000, e numero 1 nel 2016. Ma gli amarcord se lo ricorderanno per un altro record, che ha la certezza di rimanere imbattuto: la sua sconfitta al quinto set per 70-68 contro John Isner a Wimbledon nel 2010, dopo oltre 11 ore di gioco divise in 3 giorni.

Musetti entra finalmente in top 10, da lunedì sarà infatti almeno numero 9 (numero 8 se Ruud non vince Madrid).
Adesso abbiamo 2 italiani tra i primi dieci giocatori del mondo, gli stessi due italiani che guarda caso 6 anni fa, nel 2019, si erano sfidati nel torneo di pre-qualificazioni degli Internazionali. Vinse Sinner 6-3 al terzo dopo oltre 2 ore e mezza di match e due tiebreak.

Io ero là, a vederla dal vivo, seduto su quei gradoni bianchi del Pietrangeli, che con il sole di mezzogiorno solo a guardarli ti fanno perdere un paio di diottrie.
Ero la con un amico (se stai leggendo, ciao Bingo) che non seguiva molto il tennis e ricordo di avergli detto “zio, tra qualche anno potrai dire di aver visto Sinner e Musetti quando ancora non erano nessuno”.

Ed eccoci qua.

Ah, Sinner ha lanciato la sua tanto attesa fondazione, quasi una scelta obbligata per chi già sa che sarà il volto del tennis per i prossimi 10-15 anni.
Non approfondisco perché qui sotto trovi la sua intervista al TG1 di qualche giorno fa, dove tra le altre cose, parla anche di questo.


Prima del mio pezzo sulla docuserie di Netflix su Alcaraz - non me ne sono dimenticato, l’avevo promesso la scorsa settimana - parliamo brevemente di Roma.

Gli Internazionali infatti inizieranno lunedì 5 con le qualificazioni e mercoledì 7 maggio con il primo turno di tabellone principale.

Nole ha già dato forfeit, Carlos è ancora in dubbio e al momento non ha dato aggiornamenti, tornerà Jannik e sono state date un sacco di wildcard ad un sacco di italiani.

Ecco il listone:


ATP MAIN DRAW -> Fognini. Gigante, Nardi, Passaro, Cinà.

ATP QUALI -> Arnaboldi, Zeppieri, Basile, Vasamì ed uno tra Piraino e Pieri.



WTA MAIN DRAW -> Brancaccio, Cocciaretto, Errani, Pedone, Stefanini, Grant, Zucchini, Urgesi
.

WTA QUALI -> Pigato, Abbagnato, Di Sarra, Raggi.

Se qualcuno sopravviverà al prossimo sabato magari approfondiremo le loro storie.

Ok parliamo finalmente di “Carlos Alcaraz: a modo mio”.

Per prima cosa va guardato in lingua originale. No, non voglio flexare che ho una quasi laurea in lingue e che sarò un quasi disoccupato (🥲), ma non so te ma i documentari, soprattutto quelli che parlano di personaggi che sento parlare spesso nella loro lingua madre, o in inglese, a interviste, conferenze stampa o incontri, mi hanno sempre stranito vederli doppiati. Ho avuto la stessa sensazione anche ai tempi di Break Point (la serie, sempre di Netflix, che emulava quanto già fatto con Formula 1: Drive to Survive, ma in salsa tennis).

Detto questo la docuserie su Carlitos mi è piaciuta, fa vedere un lato più umano di una persona che in fin dei conti è un appena ventenne come lo siamo - o come lo siamo stati - noi. A tratti mi ha pure fatto tenerezza, mi sono emozionato e mi ha commosso, perché lui, ma anche chi gli sta intorno, parlano dei sacrifici fatti e della vita particolare che hanno scelto di fare per inseguire un sogno, loro o di un ragazzino da Murcia.

Mi ha fatto capire, se ancora ce ne fosse bisogno, che non c’è un modo corretto di vivere la vita, che la normalità che ci viene insegnata a scuola in fin dei conti poi nel mondo dei grandi non esiste. Ognuno ha il suo perché, ognuno vive a modo suo, ognuno ha il suo ikigai, come dicono i giapponesi.

Ed ogni stile di vita ha il suo rovescio della medaglia. Sì, anche quello di un ragazzo che a 20 anni guadagna milioni di dollari giocando a tennis ha i suoi lati negativi, i suoi sacrifici. Privarsi di un’adolescenza classica per inseguire un sogno, vedere la famiglia solo qualche settimana all’anno, essere sempre in giro tra aerei, hotel, tornei, interviste e obblighi degli sponsor.

Insomma ogni tanto ci si dimentica che anche le persone più al centro dell’attenzione sono esseri umani, e probabilmente hanno gli stessi bisogni di tutti noi, anche se a vederli da fuori non sembra.

La scelta di Alcaraz di vivere alla sua maniera è un po’ il riassunto di tutto questo, è un inno alla libertà, al fare le proprie scelte, giuste o sbagliate che siano. Lui è lui, non è l’erede di nessuno, non vuole essere schiavo del tennis, vuole scrivere la propria storia e farlo a modo suo, appunto.

Inutile dire quindi che vi consiglio la visione e vi dirò di più, penso servirebbero altri prodotti di questo tipo per umanizzare ulteriormente personaggi, o meglio persone, che da fuori appaiono invincibili e con una vita perfetta. Carlos, alla fine, non è altro che un ragazzo poco più che ventenne molto bravo a giocare a tennis. Ed ognuno di noi ha più tratti in comune con lui di quanto non pensi.

Per approfondire ulteriormente il tema ti lascio anche un articolo nella selezione di questa settimana che guarda alla docuserie con occhio più critico, più da “mossa di marketing” e “cosa vuole far passare il team di alcaraz con questo docuserie”. Io sono un romantico sognatore, mentre The Athletic no.

Ah, dopo la selezione degli articoli trovi la consueta sezione con i match da non perdere. L’ho spostata lì.

MARC LÓPEZ: “QUIERO DEMOSTRARME QUE NO SOLO PUEDO ENTRENAR A RAFA”

In questa lunga intervista Marc López (attuale coach di Paolini) parla a cuore aperto del suo futuro, dopo l’esperienza con Nadal, e del suo percorso con Jasmine. Racconta le difficoltà emotive di lavorare al fianco di un’icona, ma anche il desiderio di dimostrare di essere un coach valido a prescindere dal nome del suo allievo. Un’intervista sincera, tra orgoglio e vulnerabilità, che racconta un aspetto del tennis spesso poco visibile.

fonte: PUNTO DE BREAK

TENNIS ADOPTED ELECTRONIC LINE CALLING ON CLAY AND CREATED A BALL-MARK MONSTER

Sul rosso vale ancora “il segno”, ma per quanto? L’articolo analizza i limiti del sistema tradizionale di giudizio sulla terra battuta, mettendolo a confronto con la precisione (e le controversie) del challenge elettronico. Tra nostalgia, tecnologia e possibili cambiamenti, una riflessione su come potrebbe evolversi l’arbitraggio nei prossimi anni.

fonte: THE ATHLETIC

WHAT CARLOS ALCARAZ’S “MY WAY” NETFLIX DOCUSERIES SAYS ABOUT HIS TENNIS PRESENT AND FUTURE

L’articolo di The Athletic che dicevo, cerca di rispondere alla domanda: cosa vuole raccontarci davvero il team di Alcaraz? Analizza la narrazione dietro “Carlos Alcaraz: a modo mio” con occhio critico: un prodotto per avvicinare il pubblico o un’operazione di marketing ben orchestrata? Se ti è piaciuto il documentario, leggere questo ti darà una prospettiva molto diversa.

fonte: THE ATHLETIC

Qui, invece, trovi l’intervista a Sinner del TG1 di cui parlavo prima. Jannik sembra carico e voglioso di tornare, magari anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

Infine ecco i match del weekend da non perdere:

Finale Madrid femminile → Sabalenka-Gauff oggi alle 18:30

Finale Madrid maschile → Draper-Ruud domani alle 18:30

Poi scendendo di categoria meritano una menzione la semifinale delle ore 16:00 al Challenger di Estoril → Pellegrino-Vukic con l’italiano che, partendo dalle quali, ha battuto anche Auger-Aliassime e Jarry per arrivare qui. Forza Pelle!

E, in nome della parità di genere, la semi del WTA125 di Saint-Malo alle 12:00 → Osaka-Jeanjean con Naomi che è scesa di livello per provare a mettere qualche vittoria di fila nelle gambe.

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Ci sentiamo sabato prossimo!